Pietro Priete Biasiori ha condiviso lo stato di Roberto Fico Due.
La Presidente della Camera Boldrini afferma che la politica gratis è una pessima idea, un modello da non inseguire, capace solo di far guadagnare titoli sui giornali.
Pessima idea? Forse sarebbe necessaria una riflessione più profonda sull'argomento e soprattutto sarebbe importante chiarire cosa si intende quando si parla di “politica gratis”, ovvero di politica a costo zero.
Da un lato ci sono i COSTI DELLA POLITICA. Parliamo di stipendi ai parlamentari che sono ben al di sopra di quelli di altri Paesi europei e che dovrebbero essere parametrati al reddito medio dei cittadini italiani.
Parliamo di un uso spropositato delle auto blu. Parliamo di rimborsi elettorali che non dovrebbero esistere, dato che nel ‘93 i cittadini si sono espressi in modo molto chiaro a riguardo dicendo no al finanziamento pubblico ai partiti. Ma la loro volontà, manifestata in modo democratico, è stata calpestata.
Ancora, parliamo di risorse sperperate dai consigli regionali, di reti clientelari infinite, di società a capitale pubblico che assorbono denaro senza offrire alcun tipo di servizio alla collettività. Tutto questo è fuori controllo e dovrebbe essere tagliato.
Dall'altro lato ci sono i COSTI DELLA DEMOCRAZIA, che sarebbe impensabile abolire, ma che sarebbe opportuno razionalizzare. C’è una macchina che deve funzionare, ci sono persone che lavorano e servizi indispensabili che devono poter essere ripagati.
Ma stiamo parlando di costi ragionevoli, di ordinaria amministrazione, e non degli assurdi sprechi a cui la classe politica ci ha abituati negli anni.
Inoltre, in un momento in cui il Paese soffre, la politica dovrebbe dare l’esempio senza troppo indugiare. E dovrebbe tagliare il surplus. La Presidente Boldrini ha rinunciato al 30% della sua indennità aggiuntiva. La inviterei ad essere più coraggiosa e a ripensare il rapporto tra i costi della democrazia e quella della politica.
Pessima idea? Forse sarebbe necessaria una riflessione più profonda sull'argomento e soprattutto sarebbe importante chiarire cosa si intende quando si parla di “politica gratis”, ovvero di politica a costo zero.
Da un lato ci sono i COSTI DELLA POLITICA. Parliamo di stipendi ai parlamentari che sono ben al di sopra di quelli di altri Paesi europei e che dovrebbero essere parametrati al reddito medio dei cittadini italiani.
Parliamo di un uso spropositato delle auto blu. Parliamo di rimborsi elettorali che non dovrebbero esistere, dato che nel ‘93 i cittadini si sono espressi in modo molto chiaro a riguardo dicendo no al finanziamento pubblico ai partiti. Ma la loro volontà, manifestata in modo democratico, è stata calpestata.
Ancora, parliamo di risorse sperperate dai consigli regionali, di reti clientelari infinite, di società a capitale pubblico che assorbono denaro senza offrire alcun tipo di servizio alla collettività. Tutto questo è fuori controllo e dovrebbe essere tagliato.
Dall'altro lato ci sono i COSTI DELLA DEMOCRAZIA, che sarebbe impensabile abolire, ma che sarebbe opportuno razionalizzare. C’è una macchina che deve funzionare, ci sono persone che lavorano e servizi indispensabili che devono poter essere ripagati.
Ma stiamo parlando di costi ragionevoli, di ordinaria amministrazione, e non degli assurdi sprechi a cui la classe politica ci ha abituati negli anni.
Inoltre, in un momento in cui il Paese soffre, la politica dovrebbe dare l’esempio senza troppo indugiare. E dovrebbe tagliare il surplus. La Presidente Boldrini ha rinunciato al 30% della sua indennità aggiuntiva. La inviterei ad essere più coraggiosa e a ripensare il rapporto tra i costi della democrazia e quella della politica.
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