mercoledì 16 ottobre 2013

Francia

Partendo dalla vittoria del Fronte Nazionale a Brignoles con il 54% dei voti, Ambrose Evans Pitchard nel suo blog sul Telegraph scrive che bisogna considerare non più così remota l'ipotesi che la Francia possa uscire non solo dall'euro, ma anche dall'Unione Europea. Con i gollisti dell’UMP che rischiano la scissione se non saranno capaci di individuare un nuovo leader in tempi brevi ed i socialisti di Hollande sconfitti duramente nella prima tornata elettorale, con tanti militanti che hanno votato per il Front National, il partito di Marine Le Pen è oggi il primo partito di Francia con il 24% dei consensi secondo un sondaggio dell’Ifop. Il Columnist del Telgraph ripercorre poi alcuni momenti salienti dell'intervista che Le Pen gli ha concesso nel giugno scorso, in cui il leader del Front National metteva al centro un referendum sull’uscita dall’Unione Europea - “Negozierò sulle questioni per noi irrinunciabili. Se non si giungesse ad una soluzione soddisfacente, chiederò l’uscita. L’Europa è solo un bluff. Da un lato vi è l’enorme potere di popoli sovrani, dall’altro un pugno di tecnocrati” - ed alla domanda su un'uscita immediata della Francia dall’euro: “Si, perché l’euro impedisce qualsiasi autonomia nelle scelte di politica economica. La Francia non è un paese che possa accettare di ricevere ordini da Bruxelles”. L'uscita dall’euro, la re-introduzione dei controlli alla frontiera, la superiorità della legge francese e ciò che chiama “patriottismo economico”, cioè la possibilità per la Francia di perseguire un “protezionismo intelligente” e salvaguardare lo stato sociale sono i quattro punti imprescindibili per restare nell'Unione Europea. Attaccando le banche ed il capitalismo internazionale, il Fronte Nazionale sta scavalcando i socialisti a sinistra e la stampa ha coniato il termine “Le-penismo di sinistra” per l'esodo di elettorato in corso. Il partito ha da poco accolto tra le sue fila Anna Rosso-Roig, candidata per il partito comunista nelle elezioni del 2012 ed il piano di uscita dall’euro della Le Pen è basato sugli studi degli economisti dell'École des Hautes Études di Parigi, diretta dal professore Jacques Sapir. Secondo quest'ultimo Francia, Spagna ed Italia beneficerebbero di un’uscita dall’euro, potendo riacquistare immediatamente competitività sul versante del costo del lavoro senza anni di decrescita. L’ipotesi alla base del loro studio è che gli squilibri fra Paesi del Nord Europa e Paesi del Sud Europa siano giunti ad un punto di non ritorno. La sua campagna di “de-demonizzazione” sta funzionando. Se il padre chiamò l’Olocausto un “dettaglio” della storia, lei lo definisce “l’apice della barbarie umana”. Ed oggi solamente una minoranza di elettori ancora ritiene che il Front sia “una minaccia per la democrazia”. Si è aperto un nuovo scenario ed il test saranno le prossime elezioni europee nel maggio 2014. Le Pen, conclude Ambrose Evans-Pitchard, potrebbe far avverare le peggiori paure dell'elite europee. Ed è solamente colpa loro. Per una traduzione completa del lungo commento del Columnist del Telgraph, in cui compie anche un interessante parallelo tra le politiche deflazionistiche di Laval negli anni '30 e quelle attuali della Merkel, si rimanda e si ringrazia: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12457

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