domenica 24 novembre 2013

FEBBRE

LA FEBBRE NON È UNA MALATTIA DA COMBATTERE

La febbre non è una malattia da combattere. Ricordiamocelo ogni volta che ci facciamo prendere dall’ansia perché ai figli si alza la temperatura. 

La febbre non è una malattia da combattere
La febbre non è una malattia da combattere. Ricordiamocelo ogni volta che ci facciamo prendere dall’ansia perché ai figli si alza la temperatura.

In inverno le febbri possono anche essere da raffreddamento, in estate magari di causa virale o batterica. Ma il ministero della Salute dà l’esatta dimensione di quanto siano eccessive spesso le misure adottate per stroncare a tutti i costi quella che viene definita una reazione del corpo “causata da sostanze che si liberano durante la produzione delle difese naturali” ed è  essa stessa “uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo si difende quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa”. Il corpo, quindi, “con l’innalzamento della temperatura, viene reso più svantaggioso per gli organismi invasori”. E ancora: “Non c’è una specifica relazione tra valore della febbre e gravità della malattia: una febbre molto alta non vuol dire per forza che ci si trovi in presenza di una malattia molto grave. Valori elevati di temperatura corporea possono causare un disagio intenso al bambino, ma non bisogna pensare che la causa sia per forza pericolosa”.
Il vademecum messo a punto dal ministero ha proprio l’obbiettivo di evitare somministrazioni di farmaci che non solo possono essere inutili, ma addirittura controproducenti. “La febbre non è un nemico da combattere a ogni costo” continua il ministero. “Non è necessario, quindi, somministrare medicine tutte le volte che la temperatura supera i valori normali. Abbassare la febbre non aiuta a guarire prima”.
Se lo stato febbrile metta a disagio la persona, si può optare per qualcosa che gli dia sollievo. Ed è qui che i medici e, se si tratta di bambini, i genitori possono decidere se utilizzare farmaci di sintesi chimica oppure rimedi differenti. Dopo l’avvenuta somministrazione della terapia scelta, è bene osservare cosa accade. Se nel lasso di tempo di mezz’ora o un’ora, il disagio si è attenuato, se la persona si mostra meno sofferente, è più tranquilla e il colorito è roseo, il riscontro è positivo. Se una febbre di 39 - 40°C persiste, si possono richiedere al medico di fiducia ulteriori accertamenti per comprenderne la causa. Perché, occorre ricordare, è la causa della febbre che occorre affrontare, non la febbre stessa. Una interessante analisi sull’approccio alla febbre nella storia è stata fatta dal dottor Sahib El-Rahdi del Dipartimento di pediatria del Queen Mary’s Hospital nel Kent, in Inghilterra. “Ci sono oggi evidenze secondo cui gli effetti della febbre sono sì complessi, ma comunque positivi” spiega il medico. “La febbre ha un ruolo protettivo e promuove la difesa contro le infezioni piuttosto che esserne un sotto-prodotto. Le evidenze ci dicono che la febbre esercita un ruolo positivo contro la crescita di batteri e alcuni tumori, così come contro la replicazione dei virus. Malgrado ciò, gli antipiretici sono spesso prescritti automaticamente sui bambini e la diffusa accettazione di questa pratica comune dà ai pazienti, ai genitori e al personale sanitario l’errata impressione che la febbre sia di per sé dannosa e che gli antipiretici siano necessari”.
Come comportarsi dunque? A sintetizzare le migliori pratiche basate sull’evidenza per quanto riguarda l’assistenza infermieristica del bimbo con febbre è la Direzione del servizio infermieristico dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna (3) che, pur limitandosi strettamente alle pratiche della medicina convenzionale, fornisce suggerimenti utili. “Il trattamento della febbre necessita di essere personalizzato, basato sulla conoscenza dell’efficacia e dei rischi degli interventi” si legge. “Il bambino (e i genitori), e non il termometro, deve essere il focus dell’assistenza. La decisione di trattare la febbre necessita di essere bilanciata di fronte a ogni danno che potrebbe risultare dall’intervento”. Lo scopo primario di ogni intervento è cioè di aumentare il comfort del bambino o ridurre il suo disagio, piuttosto che la febbre. “Sono raccomandati gli interventi che aiutano le risposte fisiologiche del corpo all’infezione, come incoraggiare l’assunzione di fluidi e rimuovere l’eccessivo vestiario”. Se il bimbo lo gradisce, gli si può fare anche il bagno. Riguardo agli antipiretici, si legge: “Il farmaco deve essere utilizzato in modo selettivo e con cautela, anche in bambini sani. La somministrazione routinaria di paracetamolo per trattare febbre lieve o moderata non è supportata. Nei bambini febbrili con temperature inferiori ai 41° C, una riduzione della temperatura può essere ottenuta con una dose singola di paracetamolo 10-15 mg/Kg”.
L’intervento omeopatico è spesso utilizzato per contenere i disagi legati alla febbre e un rimedio ricorrente è la Belladonna.
di Alexis Myriel
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